Nei primi due anni di realizzazione del Piano nazionale ripresa e resilienza l'occupazione maschile e femminile evolveranno di pari passo: invece negli ultimi 3 anni che le misure del Piano stimoleranno, rispetto allo scenario di base, una maggiore crescita dell'occupazione femminile, con un +3,5% nel 2023 contro il +2,9% degli uomini e un +4% di incremento del lavoro delle donne nel triennio 2024-26 (contro un +2,8% di occupazione maschile). E' quanto calcola il documento "Le diseguaglianze di genere in Italia e il potenziale contributo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per ridurle", presentato nel corso del seminario della Ragioneria generale dello Stato dal titolo "Il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le diseguaglianze di genere".
Il dossier passa in rassegna le 6 missioni del Pnrr: oltre agli stanziamenti diretti e indiretti che valgono 38,5 miliardi di euro, di cui 3,1 in misure mirate alle donne e altri 35,4 destinati a misure indirettamente riconducibili al riequilibrio di genere (per un totale del 20% dello stanziamento complessivo), vi e' "molto altro". "L'attivazione di settori di attivita' economiche sotto l'impulso del Piano possono contribuire di molto alla riduzione del gap occupazionale - viene sottolineato - un quinto delle risorse, per esempio, risulta destinato a settori che potrebbero ridurre il gender gap occupazionale di almeno il 50 per cento mentre il 60 per cento andrà a settori che potrebbero ridurlo in qualche misura (quota che sale al 75 per cento se si esclude il settore delle costruzioni, a 'trazione' tipicamente maschile)". (A.M.)