Nell’ambito dell’esame dello schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2024-2026, si è svolta, presso la Commissione Esteri della Camera l’audizione del Viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli. Nel suo intervento il Vice Ministro ha definito tale documento come un atto sostanziale.
“Mai come oggi, in uno scenario di tensione mondiale, è fondamentale che la cooperazione internazionale svolga un ruolo determinante”, ha rilevato Cirielli invitando l’Occidente a riflettere sul proprio approccio verso il cosiddetto Sud globale. “L’Italia, grazie alla capacità del popolo italiano, riesce a mantenere un livello di gradimento e ascolto in tutte le parti del mondo”, ha aggiunto il Vice Ministro sottolineando il ruolo da mediatore svolto dall’Italia. Segnalato anche come oltre il 90% delle risorse a dono verso l’Africa normalmente provengano dai Paesi del G7. “È importante cercare di non condizionare l’aiuto in cambio di un’influenza”, ha spiegato Cirielli mettendo in guardia da possibili forme di eccessiva influenza, mentre bisogna cercare di esercitare casomai un’azione di tipo positivo e collaborativo. In tal senso si inquadra il Piano Mattei come approccio nuovo alla cooperazione con l’Africa. “Anche quando si vuole fare del bene bisogna chiedere agli interessati quali siano le priorità, partendo quindi da un confronto”, ha aggiunto Cirielli respingendo l’idea di azioni a pioggia dall’alto e non concordate con i Paesi interessati. Il Viceministro ha anche sottolineato l’importante ruolo dell’internazionalizzazione delle imprese italiane e la valorizzazione delle organizzazioni della società civile italiana (OSC).
“Abbiamo previsto una centralità delle OSC in questo piano triennale”, ha precisato Cirielli parlando anche di una rimodulazione dei Paesi prioritari: quelli africani considerati tali sono passati infatti da 11 a 23. È stato aperto nuovamente un canale con l’Eritrea; è stato inserito il Malawi, considerato tra i Paesi più poveri del continente; sono stati confermati in Europa Paesi ex sovietici come Moldova e Ucraina, quest’ultima per le evidenti conseguenze del conflitto in corso da tre anni con la Russia. La Moldova, dal canto suo, è stata in prima linea nel sostegno dell’ondata di profughi dall’Ucraina. “Abbiamo deciso di coinvolgere anche l’Armenia, che è il Paese più povero del Caucaso”, ha spiegato il Viceministro evidenziando come la popolazione armena abbia un grande spirito europeista. In Asia centrale, poi, ci sono diversi Paesi che sono stati inseriti proprio per la condizione di povertà diffusa. “Stiamo dando grande importanza al tema della formazione e dell’istruzione: non per formare le persone e portarle in Italia, le persone vanno dove vogliono. Migrare è nella natura dell’essere umano, ma va fatto nel rispetto delle leggi e in sicurezza. Dobbiamo formale le persone come un qualcosa di intrinseco nella cooperazione”, ha spiegato Cirielli menzionando l’idea di istituire una Scuola nazionale della pubblica amministrazione africana, con un impegno iniziale di circa 6 milioni. “Chiederemo agli Stati africani di mandarci dipendenti, funzionari e dirigenti per formarli in Italia”, ha aggiunto il Vice Ministro.
(M.R.)